sabato 31 ottobre 2020

Rame di Napoli "dolce tipico della tradizione Catanese"



Carissimi Amici, qualche giorno fà, mi sono ricordato che tra qualche giorno arriverà Novembre e la commemorazione dei defunti. A casa mia da quando ero piccolo c'è sempre stata la tradizione di mangiare proprio in questo periodo gli ossi dei morti e le rame di Napoli. Non vi nascondo che sono molto ghiotto di entrambi i dolci, ma, in particolare di quest' ultimi che letteralmente adoro. Come sapete sono siciliano ma vivo a Treviso da parecchi anni, e qui è praticamente impossibile reperire questo tipo di dolci. Fondamentalmente quando mi viene voglia di qualcosa di tipico e mangereccio della mia terra, mi metto alla ricerca e quando trovo la ricetta che mi ispira, mi metto subito all' opera e la provo.

Eccovi la ricetta, ma prima qualche cenno storico su questi dolci:
Non si conosce con esattezza l'origine del nome tuttavia esistono varie ipotesi: la prima cita un famigerato pasticciere di Napoli come inventore di questa ricetta; un'altra ipotesi parla di un atto di vassallaggio della Sicilia nei confronti di Napoli durante l'epoca del Regno delle due Sicilie. L'ultima ipotesi, risalente sempre al Regno delle due Sicilie, sembra anche la più verosimile. Si afferma, infatti, che durante l'impero Borbonico, successivamente all'unificazione del Regno di Napoli con il regno di Sicilia, fu coniata una moneta contenente una lega di rame, in modo da sostituire la più ricca lega di oro e argento. Il popolo, con l'introduzione di tale moneta, pensò bene di creare un dolce che riproducesse tale moneta, inventando così la rama di Napoli. “Wikipedia”
Ingredienti: per 30 rame di Napoli:
500 gr di farina 00
400 gr di latte
220 gr di zucchero di canna
120 gr di cacao amaro
2 uova
30 gr di miele di acacia
100 gr di marmellata di arance
1 bustina di lievito per dolci
una punta di cucchiaino di vaniglia in polvere del madagascar
60 gr di burro fuso freddo
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
7 chiodi di garofano in polvere
un pizzico di sale

Per la copertura
500 gr di cioccolato fondente extra
Pistacchi di bronte spellati e tritati Q.b

Procedimento:
Accendiamo il forno e impostiamo la temperatura a 180°
Se lo possediamo accendiamo l' abbattitore di temperatura e impostiamo la funzione  raffreddamento per 40 minuti. 
Versiamo in una capiente ciotola la farina setacciata, il cacao, il lievito, la cannella, la vaniglia, i chiodi di garofano in polvere e un pizzico di sale; misceliamo il tutto con un cucchiaio di legno. 
Aggiungiamo adesso le uova leggermente sbattute, lo zucchero di canna, il miele e la marmellata. 
Versiamo a filo il latte poco alla volta e iniziamo a mescolare il tutto sempre con il cucchiaio di legno, fino ad ottenere un impasto denso e cremoso. Quando il tutto e ben amalgamato aggiungiamo il burro fuso e freddo e facciamolo incorporare al composto. 
Foderiamo una teglia con della carta forno e aiutandoci con due cucchiai da cucina, formiamo le rame facendo delle piccole quenelle distanziandole una dall' altra (calcolate che sulla teglia del forno da 60 ve ne devono stare 9). Inforniamo a 180° per 10 minuti.

Una volta sfornate le rame disponiamole man mano sulla griglia dell'abbattitore  e ABBATTIAMOLE UTILIZZANDO LA FUNZIONE ABBATTIMENTO -> DOLCI -> BISCOTTI, spostando quelle della prima infornata alla base  e mettendo quelle appena sfornate sopra così si raffredderanno perfettamente. 
Ripetiamo l' operazione fino ad esaurire il composto.
Una volta raffreddate tutte le rame procediamo per la copertura di cioccolato; spezzettiamo il cioccolato in una ciotola e facciamolo fondere 5 minuti nel microonde a 350 W facendo attenzione a non bruciarlo e mescolandolo di tanto in tanto, 
una volta sciolto il cioccolato, infilziamo da sotto le rame con una forchettina e immergiamo il dorso nel cioccolato, facciamolo scolare qualche secondo infine adagiamo le rame sulla griglia e facciamoli asciugare qualche minuto. 
Spolverizziamo sopra la granella di pistacchi 
e rimettiamo la griglia con le rame in abbattitore a solidificare  usando la funzione CIOCCOLATO 

Disponiamo le nostre rame di Napoli in un piatto da portata e serviamoli in tavola, o se vi fà piacere regalateli saranno sicuramente graditissimi!

Eccoli nel vassoio!
L' interno!
 Un abbraccio e buon inizio di giornata 
Francesco

giovedì 8 ottobre 2020

“Famiglia Statella: il vino come espressione di un territorio unico”

 
Carissimi amici,

oggi non parlerò di cibo, vi parlerò di un vino ma non solo, vi racconterò ciò che può accadere quando i sogni sono alimentati da una grande passione come quella che negli anni hanno avuto e continuano ad avere miei cugini Calogero Statella e sua moglie Rita.

Per un enologo fare un vino per sé è la realizzazione di un’opera ed il raggiungimento dopo sacrifici, gavetta ed esperienze di un traguardo che possa essere non un punto d’arrivo, ma un trampolino di lancio. Calogero Statella, può essere per certi versi presentato e riassunto con queste righe. Il suo percorso nel mondo del vino è per l’appunto una conseguenza naturale di tutto quello che ruota attorna a lui fin da piccolo. Il padre chef, è uno dei primi a far sì che venga avviato un corso su abbinamento cibo – vino con la F. I. S. A. R. della Sicilia orientale nel 1986 ed è proprio con questo corso che si accende un primo input per far nascere una passione che rimarrà tale, ma che con il passare del tempo diverrà la sua professione. Già a 13 anni Calogero ha le idee ben chiare, vuole diventare enologo. Il padre crede in lui e nel suo obiettivo e così inizia una escalation che porterà Calogero a diventare enologo di Tenuta delle Terre Nere e successivamente a poter coronare il suo desiderio, produrre un vino suo, da una vigna di sua proprietà. Prima di arrivare a questo, Calogero Statella è stato consulente di Feudo Arancio (gruppo Mezzacorona), dove ha fatto esperienza e conoscenza, soprattutto in ambito internazionale. Quando Marco De Graziagli chiede se vuole essere il suo enologo, per Tenuta delle Terre Nere, Calogero capisce ed intuisce le potenzialità del progetto.

Le idee ed i pensieri di Calogero sono semplici, ma efficaci, a partire dal fatto che il vino non debba essere snaturato con passaggi ed affinamenti in barrique troppo invasivi. Infatti utilizza tonneaux di secondo e terzo passaggio. Il vino, secondo Calogero, deve essere un’espessione territoriale, e quindi trova importante puntare su vitigni autoctoni e sui “cru”. La vigna dove si ottengono le uve si trova a Castiglione di Sicilia in contrada Pettinociarelle. Circa un ettaro di vigna, dal quale si ottengono da 4.500 a 5.500 bottiglie.







Ecco a voi il risultato della nostra passione: il Pignatuni.




Scheda tecnica:


Nome del vino: ETNA ROSSO PIGNATUNI
Denominazione: ETNA ROSSO DOC
Zona di produzione: comune di Randazzo (CT) – contrada Pignatuni
Uvaggio: 95% Nerello mascalese – 5% altre uve bianche e nere autoctone
Età dei vigneti: 50-100 anni
Tipo di terreno: vulcanico
Esposizione: nord
Altitudine: 670 m
Resa in uva per ettaro: 30 q.li
Vinificazione e affinamento: vinificazione in rosso tradizionale gestita con follature; durata della macerazione 10-15 giorni; affinamento in barriques di rovere francese di secondo e terzo passaggio. La fermentazione alcolica è condotta con lieviti selezionati.
Dati organolettici: colore rosso rubino vivo, al naso si presenta abbastanza ricco e complesso con note speziate e balsamiche; al gusto si presenta potente ma equilibrato con un tannino elegante ed un finale di grande persistenza
Temperatura di servizio consigliata: 16-18°C
Abbinamenti: secondi di carne carne rossa e selvaggina, formaggi di lunga stagionatura.



L’Etna: la terra dove entrambi siamo nati. In questo contesto viticolo unico, l’approccio artigianale alla produzione del vino rappresenta l’unica strada per far esprimere al meglio l’interazione genotipo-ambiente, attraverso una profonda conoscenza del terroir etneo e dei suoi vitigni, al fine di ottenere vini di altissimo livello qualitativo con una forte connotazione territoriale. La nostra azienda ed il nostro vino nasce da questa idea.

La vigna di contrada Pignatuni è per noi la massima espressione del terroir etneo: viti vecchissime ad alberello coltivate su lave antiche, risalenti al periodo di attività del vulcano “Ellittico” (15-60 mila anni fa). Un contesto viticolo irripetibile che ci regala un vino profondo, di rara eleganza e complessità.

Il nostro orgoglio più grande!

Qui in versione magnum

Chi di voi volesse maggiori info su questo vino può contattare direttamente mio cugino Calogero Statella
mail: info@famigliastatella.com
Grazie per la vostra attenzione
Calogero e Rita Statella

martedì 6 ottobre 2020

Risotto con calamari e zafferano

Carissimi amici,
eccomi nuovamente in vostra compagnia, quest'oggi voglio condividere con voi un primo piatto delizioso a base di pesce. Sto sperimentando già quello che sarà il primo piatto per il cenone dell'ultimo dell'anno e devo dire che questo tra i tanti che ho provato mi sembra quello più indicato. Per realizzarlo ho utilizzato il cookeo ma niente paura seguendo i passaggi potete farlo tranquillamente in maniera tradizionale.
Sicuramente questo risotto conquisterà anche i palati più fini, ne sono sicuro!

Veniamo alla ricetta di oggi!

Ingredienti: per 4 persone
300 gr di riso carnali
500 gr di calamari puliti
1 cucchiaio da cucina di concentrato di pomodoro
2 foglie di alloro fresco
100 ml di vino bianco 
1 spicchio d'aglio
1/2 cipolla bianca
1 bustina di zafferano
Per decorare:
qualche ciuffetto di prezzemolo riccio
Procedimento:
Tagliamo i calamari a rondelle, tagliamo la cipolla a cubetti e tritiamo l'aglio.
Accendiamo il cookeo e impostiamo la ricetta automatica del risotto al salmone e facciamo scaldare, nel frattempo tagliamo la cipolla a cubetti e quando e quasi alla fine del riscaldamento mettiamo dentro la cipolla e facciamola dorare, 
       
poi uniamo i calamari e facciamoli insaporire
Devono colorirsi leggermente, poi uniamo il riso e facciamo tostare qualche minuto
        
sfumiamo con il vino bianco 
       
Aggiungiamo adesso il concentrato di pomodoro e l'aglio e mescoliamo velocemente
        
Uniamo il brodo di pesce e mescoliamo, chiudiamo e facciamo cuocere a pressione secondo il tempo reimpostato dal cookeo.
       
finito il tempo di cottura, apriamo il cookeo, aggiungiamo una noce di burro
aggiungiamo lo zafferano e mantechiamo
Disponiamo nei piatti e decoriamo con una fogliolina di prezzemolo riccio.
Il nostro risotto è pronto, 
non mi resta che augurarvi buon appetito!
Spero vi piaccia...
Alla prossima ricetta
con affetto 
Francesco 

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